Ti interessa la cooperazione e vuoi sapere di più sul mestiere del/della cooperante. Hai già esperienza ma vorresti avere più informazioni sul mercato del lavoro. Ti domandi quanto si può guadagnare in cooperazione o che tipo di contratto si possa avere. Diversi punti interrogativi ti frullano per la testa e non sai a chi chiedere?
Obiettivo Cooperante oggi tenterà di rispondere ad alcune delle domande frequenti sulla cooperazione.
Buona lettura!
1) Quante persone lavorano nella cooperazione?
Una delle domande frequenti sulla cooperazione riguarda le risorse umane. È difficile dire quanti e quante cooperanti siano attivi oggi nel mondo, perché la cooperazione è un mondo complesso, con una varietà di ambiti e soggetti. Ma possiamo sapere quante sono le persone che lavorano con organizzazioni italiane del terzo settore impegnate nella cooperazione internazionale.
I dati più aggiornati sulle risorse umane della cooperazione sono quelle del portale Open Cooperazione, che raccoglie i dati che ONG, Associazioni, Fondazioni e altri enti privati non profit italiani, che operano nel campo della cooperazione, decidono di condividere. Per sapere quante sono le organizzazioni non profit di questo tipo e in quali zone d’Italia hanno sede possiamo guardare al Censimento Permanente delle Istituzioni non profit dell’Istat.
In Italia esistono 4.572 istituzioni non profit nel settore “cooperazione e solidarietà internazionale” (dati 2018). La maggior parte ha sede nel nord-ovest e quasi 3 su 10 organizzazioni si trovano nella sola Lombardia (24% del totale).
La stragrande maggioranza (l’88%) di queste istituzioni non ha nessun dipendente, quindi si tratta di associazioni che portano avanti iniziative esclusivamente attraverso volontari. Le altre non profit che si occupano di cooperazione hanno in totale 4.313 dipendenti.
Le 116 organizzazioni che hanno comunicato i loro dati a Open Cooperazione (dati 2019) riportano che 26.203 persone (53% donne, 47% uomini) lavorano nella cooperazione. Di questi 3.337 in Italia, 22.866 all’estero.
Se consideriamo separatamente le risorse a lavoro in Italia e all’estero si vede una presenza un pò più pronunciata delle donne in Italia, dove costituiscono il 62% del totale. Mentre all’estero il numero di donne e uomini è praticamente lo stesso.
2) Che contratto di lavoro hanno?
Un’altra delle domande domande frequenti sulla cooperazione riguarda le tipologie di contratti di lavoro. La situazione varia se consideriamo persone che lavorano in Italia e persone che lavorano all’estero. In Italia 4 persone impiegate nella cooperazione su 10 hanno un contratto a tempo indeterminato, 3 su 10 hanno un contratto a progetto, gli altri sono impiegati a tempo determinato o sono consulenti a partita IVA.
Passa il mouse sul grafico a barre per vedere il numero corrispondente.
Tra i lavoratori all’estero la stragrande maggioranza ha un contratto locale. Questo ci fa pensare che si tratti soprattutto di cittadini dei Paesi considerati, ma probabilmente includono anche cittadini italiani che hanno spostato la loro residenza.
Se consideriamo solo le circa 2.300 persone con contratto per lavoro in espatrio, il numero di personale a progetto e dipendenti del Ministero degli Affari Esteri è praticamente lo stesso (rispettivamente il 44 e il 45% del totale). Minoritari sono dipendenti indeterminati, dipendenti determinati e consulenti a P.IVA.
In Italia in ogni categoria le operatrici sono più degli operatori, tranne nel caso di: consulenti a p.iva. All’estero sono gli operatori a essere più presenti delle operatrici tranne nel caso dei dipendenti MAE (nella categoria a tempo indeterminato praticamente si equivalgono).
3) Quanto guadagna un/una cooperante?
80 delle organizzazioni che hanno aderito alla piattaforma di Open hanno indicato la loro retribuzione annuale lorda più bassa e la più alta.
La retribuzione inferiore tra quelle registrate è di 10.000 euro all’anno, ma per la metà delle organizzazioni la retribuzione più bassa è compresa tra circa 17.800 e 24.100 euro lordi all’anno.
Invece la retribuzione massima tra quelle indicate è di 112.380 euro annuali, ma per la metà delle organizzazioni la retribuzione più alta è compresa tra circa 50.000 e 24.600 euro lordi all’anno.
Dati più specifici per cooperanti in espatrio ci vengono dall’inchiesta “Cari cooperanti, come state?” realizzata da Info.Cooperazione. Il portale si era rivolto a novembre 2020 a cooperanti in espatrio, suoi lettori e lettrici, per indagare le loro condizioni di lavoro, alla luce dell’emergenza sanitaria globale. Hanno risposto più di 250 operatori della cooperazione.
4) In quali Paesi lavorano le cooperanti/ i cooperanti in espatrio?
La metà dei cooperanti espatriati dell’indagine di Info.Cooperazione lavora in Africa Subsahariana (51% del totale), seguono Mediterraneo e Nord Africa (22%) e poi presenze molto più contenute nel resto del mondo.
Le organizzazioni implementano progetti in una varietà di Paesi. Da notare che 6 organizzazioni su 10 hanno progetti attivi anche in Italia. Alcune organizzazioni lavorano in un solo Paese specifico (più del 10% delle organizzazioni), mentre dal lato opposto abbiamo 6 organizzazioni impegnate in più di 30 Paesi (Save the Children, CIPSI, Medici Senza Frontiere, ActionAid, AVSI e AMU).
Se guardiamo ai Paesi di intervento all’estero, il Brasile è il primo per presenza di organizzazioni italiane (con 35 organizzazioni), ma ben 72 organizzazioni hanno progetti o programmi domestici, in Italia. In Africa i Paesi con la presenza maggiore di organizzazioni italiane sono il Mozambico (42 organizzazioni) e il Kenya (33), in Asia il primo Paese per presenze è l’India (25 organizzazioni), ma come si può vedere nella mappa, ci sono progetti anche in Turchia, Georgia, Russia, ai quali si pensa poco come aree di intervento.
Passa il mouse sui singoli Paesi per vedere il numero di organizzazioni corrispondenti.
5) In che settori si realizzano i progetti di cooperazione?
Tutte le organizzazioni realizzano progetti in vari settori. Il settore in cui le organizzazioni lavorano di più è l’educazione. L’86% delle organizzazioni è attivo in quest’area. Seguono: capacity building (74%) e salute (72%).
Passa col mouse sui cerchi per vedere le percentuali.
6) Cosa pensano in Italia della cooperazione internazionale?
Il mestiere di cooperante è ancora poco conosciuto e spesso si avverte una distanza, una incomunicabilità tra chi lavora in cooperazione e chi non conosce questo mondo.
Qualche indizio per capire cosa pensano italiane e italiani della cooperazione, ce lo fornisce un sondaggio di Eurobarometro. Si tratta di un’inchiesta condotta nel giugno 2019 in tutti i Paesi europei, chiamata “Cittadini dell’UE e cooperazione allo sviluppo” (27.464 interviste in totale, 1026 in Italia).
Per la stragrande maggioranza degli intervistati in Italia è importante aiutare le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo. 7 persone su 10 credono che la lotta alla povertà nei Paesi in via di sviluppo dovrebbe essere una delle principali priorità dell’UE e che gli aiuti finanziari ai Paesi in via di sviluppo contribuiscono a creare un mondo più giusto e pacifico.
Ci auguriamo che la crisi causata dalla pandemia e la diffusione di nuove povertà non portino a un ripensamento di queste posizioni o a una chiusura in noi stessi, ma al rilancio di un’azione globale per affrontare le nuove sfide di oggi, che non conoscono confini nazionali.
Con questo articolo abbiamo provato a rispondere ad alcune delle domande frequenti sulla cooperazione. Se ne avete altre, scriveteci!